Sei un appassionato di digitale e vuoi iniziare a capire qualcosa in più sulla SEO? Hai un blog oppure un sito e vuoi provare a ottimizzare al meglio i tuoi contenuti per i motori di ricerca a livello locale e/o nazionale? Vuoi capire come lavorano i tuoi competitor e studiare le loro strategie? Non sai da dove partire e il tuo budget è limitato? Non hai tempo per frequentare un corso di formazione online o chiedere una consulenza approfondita ad un vero professionista? Allora troverai interessante questo articolo.
Basta farsi troppe domande, passiamo ai fatti!
Ti parlerò senza troppi fronzoli di 5 tool gratuiti per iniziare a fare SEO.
La prima azione che devi compiere per essere un vero eroe (scherzo, ndr) o la prima operazione che dovrai fare anche se non sei un medico, è registrarti sul sito di Google Analytics e associare la proprietà (UA-XXXXXX) al tuo sito (ci sono vari modi per farlo, verificala proprietà, sceglila in base al tuo grado di conoscenze e attraverso la strada più facile) per monitorare e analizzare il traffico, gli utenti e le parole chiave che i visitatori hanno usato per raggiungere il tuo sito.
Ti consiglio sin dall’inizio di registrarti anche a Google Search Console (forse hai sentito parlare di Google Webmaster tools, sì proprio lui con più salse) in modo che tu possa capire: come e cosa vuole il motore di ricerca di ALPHABET Inc., quanto incidono sulle ricerche fattori come tempi di risposta, velocità del sito e caching del server – oggi hanno un valore di rilevanza assoluta –, quanti e di quale natura sono gli errori sul sito.
Queste due azioni o meglio questi tool sono di vitale importanza, senza davvero non si va da nessuna parte! Ti parlerò dopo delle funzionalità di Analytics e a cosa serve, adesso sarebbe troppo azzardato farti addentrare in cose e passaggi, ma se sei curioso e vuoi smanettare, ti consiglio di partire dai termini che ti trovi di fronte man mano nella parte a destra e approfondirli uno per volta, facendo più ricerche sullo stesso argomento e appuntando quelli che ritieni essere le cose più importanti (key topic).
Ascolta bene, non sto scherzando, sono serissimo. La prima cosa che deve scattare sin da subito nel tuo cervello è come cercheresti una cosa che desideri o un problema a cui vuoi dare risposta?
La seconda cosa è sperimentare, infatti prova a digitare una parola o una frase che ti interessa, per esempio gatto (sì proprio lui, il vero re dell’internet), ti usciranno al contempo dei risultati, una serie di predizioni basate sui comportamenti degli altri utenti (una cosa allucinante che al 99% è quello che stavi cercando).
Il motore di ricerca più usato al mondo restituisce i risultati più appropriati alla tua ricerca (o ancora meglio, dà soluzioni ad una tua richiesta) attraverso un sistema complesso di algoritmi ordinandoli in base ad un punteggio attribuito sulla base di precise regole da rispettare. Inoltre ordina più o meno allo stesso modo i risultati della sezione news in alto (aggiornamenti dinamici periodici, influenzati dai trend) e quelli in basso come ricerche correlate (connesse per interesse, similitudine, pertinenza semantica alla parola o frase inserita).
Una cosa troppo complessa da capire? Questi punteggi (di cui quasi nessuno conosce il reale valore numerico di attribuzione e tantomeno la sua scala) che sembrerebbero una cosa abbastanza complessa da capire, non sono altro che il frutto dell’interazione uomo-macchina e viceversa.
Mi spiego meglio, e se sei un patito di anime capirai ancora meglio.
Google sta portando avanti un progetto di perfezionamento dell’uomo, o meglio delle macchine, una cosa abbastanza trascendentale che mira a dotare di una certa umanità (sentirai parlare sempre di più di Search Experience Optimization) e intelligenza (AI e Machine Learning) i risultati mediante la combinazione di miliardi di dati (Big Data).
I punteggi vengono assegnati attraverso la combinazione e il rispetto delle regole di questi fattori principali:
- mobile friendly (serve a capire se il tuo sito/blog si adatta ai dispositivi mobile come smartphone e tablet, senza che venga compromessa in modo sostanziale la User Experience e/o l’User Interface, in parole povere il sito nella versione desktop e quella mobile deve avere le stesse caratteristiche, la “stessa” interfaccia e il contenuto deve adattarsi ad essa, dinamicamente);
- vanity o seo friendly url (il bot che si occupa del censimento e dell’inserimento in cache delle pagine web è molto umano), nel caso di questo articolo il SEO friendly url è questo 5 tool gratuiti per iniziare a fare SEO che nella sua forma di slug/permalink apparirà come 5-tool-gratuiti-per-iniziare-a-fare-SEO);
- distribuzione codice/testo (è il rapporto tra contenuto testuale puro e quelle parti di codice HTML, JS, PHP che servono ad integrare alcune funzionalità alla tua pagina web, l’esempio più semplice di codice integrato è un form di registrazione per i contatti);
- tempo di risposta e velocità del sito e dei contenuti (ottimizzazione AMP, una tecnologia sviluppata da Google per velocizzare il caricamento di una pagina web e del suo contenuto testuale/media e PageSpeed Insight, lo speedometro delle pagine web);
- densità delle keyword (è la percentuale di keyword di due o più parole presenti nel testo e usate come meta keyword);
- rispetto dei parametri meta tag (non sono droghe ma le regole di base dell’indicizzazione, tutto ciò che viene restituito dal risultato di ricerca come nome, descrizione e keyword);
- microdati e semantica (sono l’evoluzione dei meta tag e rappresentano delle etichette invisibili di codice HTML5 che vengono assegnate ai contenuti al fine di descrivere un tipo specifico di informazioni come recensioni, informazioni su persone o eventi sulla base di determinati vocabolari semantici, vedi questo link per approfondire http://www.html.it/pag/19293/la-potenza-dei-microdati/);
- dati strutturati (sono un’implementazione dei microdati, rappresentano delle schede o contenitori da compilare che servono a categorizzare l’informazione del prodotto e/o del contenuto testuale che hai scritto);
- storicità del dominio (è il tempo che intercorre dall’acquisto del dominio a oggi, se sei curioso di sapere come era fatto un sito nel 1999, puoi usare la macchina del tempo a questo link http://archive.org/web/);
- link interni (che riportano ad altri articoli interni al sito e strettamente connessi a quello che si è scritto) e esterni (aumenta il valore e la credibilità di quello che scrivi e indicizzi, perché sono link che vengono da fonti esterne);
- robots.txt (senza questo txt, editabile in notepad in cui c’è scritto solo user agent e allow, si nasconde la dinamica cardine di come i motori di ricerca, trovano, leggono e mettono in cache un sito);
- sitemap (XML, è un documento con struttura ad albero in cui sono contenuti tutti i link attivi presenti nel tuo sito/blog dalla radice ai vari livelli e la frequenza con cui vengono modificati);
- altro (altre cose non di minore importanza che vorrei lasciare alla tua curiosità, e sono sicuro ti salteranno subito all’occhio).
Come faccio a reperire queste informazioni, se Google rispetto ad una query, offre solo come risultati i contenuti delle news e le ricerche collegate? Dove posso trovare tutte queste informazioni nascoste? Beh, non ti spaventare, è più semplice di quello che pensi!
Vai nella sezione Altri strumenti di Chrome e clicca su estensioni, cerca SEO QUAKE e installalo nel tuo browser. Ti apparirà un bel bottone, pigialo (è arcaico come termine ma dà il senso dell’estrarre il succo, la cosa che a noi interessa) e scoprirai queste informazioni che ti catapulteranno ad una velocità straordinaria in un mondo di cui sapevi poco o ne ignoravi l’esistenza fino a 10 minuti fa!
Il tool SEO QUAKE, sviluppato da SEMRUSH (nota azienda che ha come core business il search engine marketing), restituisce con estrema velocità tutti i risultati elencati sopra:
1) info sulla pagina è la prima scheda con le indicazioni principali sul posizionamento rispetto ai motori di ricerca e gli indici di ricerca e un summary delle attività delle altre schede;
2) la diagnosi, che racchiude molti dei punti anticipati prima, indica le attività da svolgere o mettere in cantiere per ottenere un punteggio più alto per la SERP di Google (ma non solo);
3) interna, riporta il numero di collegamenti interni di una pagina verso altre del tuo sito (una cosa di non poco conto soprattutto per la correlazione degli elementi);
4) esterna o backlinks, riporta il numero di collegamenti provenienti da siti esterni al tuo sito web/blog che funzionano da referral (indirizzano il traffico sul tuo sito e aumentandone il valore);
5) densità, riporta in maniera tabellare le keyword da 1 a 4 parole, suddividendole per importanza, ripetizioni e apparizione nei metatag (la base della SEO);
6) confronto URL/Domini, è strettamente collegato a SEMRUSH e se hai un account ti permette di fare un confronto fra domini per traffico, keyword utilizzate, backlink, posizione pagine e tanto altro (una cosa molto succulenta).
Capirai benissimo, che essendo sviluppato da un’azienda che si occupa di marketing ha delle funzionalità limitate e alcune cose possono apparire estremamente automatizzate e imprecise (densità). In vero, la possibilità di esportare la maggior parte dei dati permette di costruire una base di dati su cui lavorare, per creare i tuoi asset rispetto ai competitor. Solo attraverso l’uso di altri tool è possibile aggiungere una mole ulteriore di dati complementari o funzionali che se ben organizzati rappresentano il punto di partenza per iniziare a fare SEO.
Dopo aver preparato la base di dati, il mio consiglio è di usare subito Ubersuggest, un tool web gratuito sviluppato da Neil Patel (una delle persone più competenti nell’ambito del Digital Marketing e del Growth Hacking) e dal suo team. Lo trovi qui (https://neilpatel.com/ubersuggest/).
Ti basta una parola e in modo velocissimo, combinando il keyword planner e il suggest di Google, genera una tabella con una lista di keyword e le relative associate che possono essere facilmente filtrate o cancellate (corrispondenza inversa) attraverso la sidebar a sinistra. Per ogni linea della tabella mostra i grafici a barre delle ricerche mensili, del costo per click (CPC) di quella keyword (mostrando volumi a pagamento e organici) e della sua competitività rispetto ad altri potenziali concorrenti in campagne di marketing.
Qual è il suo limite? Per prendere confidenza con le keyword nessuno, purtroppo è solo in inglese (lo sviluppo in italiano c’è ma non funziona (hanno deciso di rispettare il meta tag hreflang=”it_IT” per far felice Google e sicuramente sono a conoscenza della penalità che viene assegnata per la SERP di quella lingua)! È un tool gratuito che non necessita di registrazione e mostra solo alcune metriche rispetto al vero e proprio planner di AdWords, nel caso si volesse analizzare più in profondità e assegnare un valore economico a quello che si sta raccogliendo come dati.
Sei pronto a fare il salto di qualità? Ho capito, non vuoi sentirti un super dummies e vuoi qualcosa in più? Allora devi provare assolutamente il keyword planner di Adword! In questo modo e attraverso questi ulteriori due tool gratuiti sei già passato ad un next step, ad un approccio professionale riguardo alle tematiche SEO/SEM (sai sono due strategie e tecniche che vanno di pari passo, come comunicazione e marketing, tieniti alla larga da chi tende a separare i due aspetti).
Keyword Planner di AdWords necessita di una registrazione per poter essere usato ma avendo un account Google/Gmail, la registrazione è praticamente effettuata con l’inserimento della sola password.
A differenza di Ubersuggest che dà solo indicazioni relative alle keyword, ai costi per click (CPC) delle parole chiave e alle percentuali tra organico e a pagamento delle ricerche, il planner di Adwords da suggerimenti:
- sulle keyword correlate (attraverso la combinazione di Machine Learning, Big Data e esperienze degli inserzionisti);
- permette di cercare attraverso l’inserimento dell’url le keyword utilizzate da un sito qualsiasi o da un tuo competitor, e, con una semplice parola o una categoria tutte le key e gli eventi correlati (es. gatto, il correlato è pelo di gatto mentre l’evento è malattie gatto) in base alla pertinenza con l’argomento;
- restituisce stime puntuali sulle metriche più importanti come CTR (se non ne hai mai sentito parlare, è il tasso di conversione dei click su quella precisa keyword o query e ne misura le sue performance);
- distingue i volumi di ricerca differenziati tra mobile e desktop analizzando anche sessioni e cookie;
- divide gli interessi principali degli utenti e i dati demografici per nazione, regione e sotto-regione;
- aiuta a cercare idee per le keyword in base alla tipologia del tuo sito;
- fornisce stime dettagliate per ogni keyword in base al budget scelto e al suo tasso di conversione;
- divide le parole chiave in search e display (naturalmente puoi aggiungerle entrambe al tuo planner e poi scaricare un comodo file);
- permette di eliminare dai risultati le keyword a corrispondenza inversa (es. gatto ha pertinenza con animali domestici e quindi nei risultati potresti trovare cane che rappresenta la sua corrispondenza inversa);
- al suo interno c’è una university/academy con lezioni, approfondimenti e un blog che saranno un valido supporto alla tua formazione e nella tua ricerca di ulteriori conoscenze (manca completamente in ubersuggest);
- consente di scaricare tutti i dati associati per ogni keyword.
Il planner ha due piccole pecche: la prima è che ogni tanto (spesso) ha problemi nel caricamento delle keyword e quindi il tasto F5/COMMAND+R per aggiornare la pagina diventa caldo (:D); la seconda è che non puoi lavorare su due o più plan keyword contemporaneamente (a meno che tu non crei due gruppi diversi nella sidebar a destra “il tuo piano”).
I vantaggi che ho elencato sopra sono il motivo dominante per cui usarlo, ma soprattutto perché ti aiutano nella scelta dei titoli (ottenendo dei titoli multi keyword che si attivano su più query), delle meta description (che evidenziano più keyword descritte) e delle keyword stesse (scegliendo vari set di cui una focalizzata sul maggiore lunghezza e altre su un CTR più alto). Ma non è finita qui.
Google Analytics, come accennato in precedenza, è uno strumento di monitoraggio del traffico dalle tante funzionalità che ti permette di capire, anche in tempo reale, cosa l’utente, che atterra sulla tua pagina, sta facendo o vedendo. Ti permette di capire da quale parte del mondo fisico o digitale viene e con che frequenza, con quale mezzo arriva (smartphone, tablet o pc) misurandone anche il grado di soddisfazione (sulla base dei tempi di permanenza su una determinata pagina).
Ti consiglio di vedere queste cose, accedendo alla voce PUBBLICO nella sidebar a sinistra; se invece sei un pigrone e vuoi una panoramica generale, clicca su homepage sempre nella stessa sidebar.
Vorrei avvisarti che non basterebbero mille articoli per spiegarti tutte le funzionalità, sviscerandole una ad una e per ovviare a questa nota dolente viene in tuo aiuto l’academy di Analytics, con la quale potrai apprendere ogni segreto sul suo utilizzo. Prima ti ho suggerito di registrarti anche al servizio Google Search Console che non a caso può essere collegato ad Analytics per ricevere informazioni direttamente dal motore di ricerca.
Nella sidebar a sinistra sotto la voce ACQUISIZIONE, troverai tutte le sorgenti da cui viene il tuo traffico (divise in categorie con sottovoci) e scorrendo ancora più in basso, fermati alla voce Search Console, così ti spiego a cosa servono le quattro sottovoci che vedi:
- pagine di destinazione, riguarda tutte le pagine presenti nel tuo sito disposte in forma tabellare con le metriche delle impressioni, dei click, del tasso di conversione dei click, della posizione media sul motore di ricerca, quante sessioni hanno ricevuto (quante persone hanno visitato effettivamente quella determinata pagina), frequenza di rimbalzo (visita al pagina senza azioni, es. click su un’altra pagina) etc.;
- paesi, riguarda i paesi da cui è visualizzato il tuo sito (le metriche sono le stesse di pagine di destinazione);
- dispositivi, riguarda i device da cui viene visualizzato il tuo sito;
- query, la voce che ci interessa da vicino, riguarda le parole chiave che sono state utilizzate dagli utenti per trovarti sul motore di ricerca (non so se hai mai sentito parlare di discoverability).
Se sei arrivato fin qui, e non vuoi uccidermi per tutto quello che ho scritto, sono felice!
Se pensi seriamente di uccidermi ti rammento che questo è uno dei piccoli passi per iniziare a fare SEO e che alla base di tutto c’è la tua curiosità (visitare 100 pagine e fare 100 esperimenti al giorno) e la tua voglia di studiare (le academy sono una piccola conquista non il punto di arrivo).
Questi 5 tool per iniziare a fare SEO sono gratuiti, ma devi iniziare ad usarli per poi prenderne il pieno possesso.
Questi 5 tool per iniziare a fare SEO non ti faranno diventare un esperto SEO, quindi non vantarti di conoscerli solo di nome.
Beh adesso puoi uccidermi davvero ma se vuoi leggere altro ti consiglio di guardare qui
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