I contenuti social non sono fatti di sole parole, negli ultimi anni le immagini hanno preso il sopravvento. Ma queste possono parlare?
In un certo senso sì, parlano e riescono a superare la razionalità data dalla scrittura, evocando e stimolando emozioni, sentimenti, istinti che ci fanno tornare un po’ bambini un po’ homo habilis.
Le parole sono il pop-corn della vita, ma senza le immagini, “sgranocchiare” i gustosi chicchi di mais non è la stessa cosa!
Attraverso le immagini è possibile trasmettere messaggi importanti (impegnando poco l’utente a livello cognitivo) e hanno acquisito nel tempo un punto di forza nel mondo della comunicazione.
La pigrizia umana ha raggiunto livelli (fin troppo) alti e quando lo sguardo incrocia un testo più o meno lungo, la spina inizia a staccarsi e… addio attenzione. Con le immagini invece - studi importantissimi hanno dimostrato che - è più semplice associare un brand a una determinata rappresentazione grafica e rimangono ben impresse nei ricordi di una persona.
Gombrich scriveva che viviamo in una “società delle immagini”, nella quale non è sempre vero che si dà più importanza all’apparenza - l’abito non fa il monaco! - ma la società in cui viviamo oggi è immersa da foto, video e immagini in generale. Ma oggi le immagini hanno più cartellini (che però noi chiameremo tag) degli abiti stessi: si tratta di una classificazione per colore, per taglio, per numero di figure, per stile usato, per tono e tanto altro ancora.
Sì ok, ma cosa ci faccio con un’immagine?
Informare, raccontare, addirittura sedurre! Le immagini attivano funzioni psichiche collegate alle nostre esperienze e ogni qualvolta l’utente vi entra in contatto visivo, si apre la sua “valigia” emozionale.
Perché io vedo un coniglio e tu una farfalla?
Non è proprio come le macchie di Rorschach, ma ognuno di noi ha esperienze diverse, che diventano soggettive, personali e che quindi modificano l’interpretazione di un’immagine e il suo gradimento (o meno). Guardare però significa anche prestare attenzione, ma non tutti sono attenti; c’è chi ha il dito più veloce del west seguito da un occhio attento che nota subito l’immagine interessata, chi invece in maniera automatica continua a scorrere le immagini, ma senza guardarne qualcuna con viva attenzione… Insomma diventa tutto una grossa macchia colorata!
La soluzione?
Non esiste una sola soluzione, è bravo chi riesce a trasmettere un messaggio in modo chiaro e diretto e suscitare in quell’utente una certa reazione emotiva. Del resto si tratta pur sempre di mera e sporca pubblicità, stimolare la propensione al consumo, spingere all’acquisto. La pubblicità è una magia nera dove nel pentolone viene versato ogni tipo di ingrediente: dalla simpatia/amicizia che un prodotto deve creare nel consumatore, al desiderio (l’assoluta certezza che senza quella nuova incredibile lavatrice noi non potremo mai più lavare i panni come si deve!). Sì, il prodotto diventa LA soluzione.
Ma dove, dove!
Social network, siti e blog: questi sono i luoghi della perdizione, dove le immagini regnano sovrane e raccontano - in maniera più o meno efficace - una certa storia. Instagram e Pinterest vivono di immagini, le immagini sono il cuore di questi social, ma non bisogna mai dimenticare che anche su Facebook, Twitter, Google+, LinkedIn è importante scegliere “quella giusta”.
Le usi bene? Bene, ma anche le dimensioni contano
Un’immagine usata deve essere sempre impeccabile, altrimenti la sua efficacia sfuma. Le dimensioni non sono tutto, ma contano davvero tanto quando… devi caricarle sui social!
Sei indeciso sulle dimensioni della tua copertina Facebook? O la foto del profilo di Twitter? Questa infografica vuole mettere a disposizione, in un solo posto, tutte le informazioni sulla “misura perfetta”.
Facebook:
Twitter:
Linkedin:
Instagram:
Pinterest:
YouTube:
Google+:
Un’immagine vuole spezzare i confini che il concetto aveva tracciato per restringerla e definirla.
Lo spirito, che lo voglia o meno, deve prenderne atto, se non vuole capitolare di fronte ai fenomeni.
Estendendo i confini può di nuovo comprendervi quell’immagine.
L’errore non stava nel mondo, ma nel nostro occhio, nel suo intimo. È un salto che ci riporta indietro, verso l’origine.
Ernst Jünger
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