Creare contenuti professionali è un’attività che non si può scindere dal marketing e dalla comunicazione, proprio per questo si parla di content marketing.

Ma di cosa si tratta? Il Content Marketing Institute definisce il content marketing come la “tecnica che si occupa di creare e distribuire contenuti validi, rilevanti e consistenti, in modo da attrarre e acquisire un pubblico chiaramente definito, con l’obiettivo di spingere gli utenti a compiere azioni profittevoli”.

Insomma nel creare un contenuto bisogna dare molta importanza ai dettagli: il tono adatto (per raccontare un certo argomento), uno stile di scrittura che sia semplice, chiaro, diretto e assolutamente senza errori, delle immagini che rafforzino l’impatto della parte testuale e soprattutto che possa coinvolgere emotivamente chi ci sta leggendo. Condividere qualcosa che ci appartiene, una storia che possa coinvolgere il lettore ed emozionarlo (perché no!).

Mai perdere di vista un obiettivo importante: analizzare i bisogni dei propri clienti, così da evitare la produzione di contenuti non adatti, poco interessanti o poco utili.

L’utente medio quando effettua una ricerca, sui social network oppure sui motori di ricerca, ha bisogno di qualcosa e/o di risolvere un problema specifico. Questa fase è la più importante, perché il contenuto che sarà ritenuto più adatto verrà selezionato per risolvere il suo problema. Intercettare quanti più utenti, è possibile, ma bisogna saper catturare l’attenzione e mostrare rapidamente una realtà che possa davvero aiutare nella ricerca.

L’attenzione degli utenti può essere richiamata con contenuti efficaci e utili, creati sulla base di una strategia editoriale.

Piano editoriale (cosa pubblicare), calendario editoriale (quando pubblicare) e content strategy (che tone of voice utilizzare) sono i tre elementi essenziali per una buona strategia attraverso la quale pianificare ogni azione che permetta quindi di fare content marketing.

Il piano editoriale ha due componenti importanti: il contenuto e la parte economica. Ampliando oggi il concetto utilizzato nell’ambito delle case editrici – programmare l’uscita nell’anno successivo dei libri e prevedere quanto venderanno – ci si potrà riferire a questo “strumento” per pianificare i contenuti da pubblicare per qualsiasi attività. Il piano editoriale è indispensabile per il blog del sito, la gestione dei social, dei blog per le testate giornalistiche ecc. Dal piano editoriale dipende la propria presenza nel mondo digitale; è per questo motivo che c’è bisogno di una strategia accurata per vendere il proprio “prodotto”.

Il piano editoriale può essere creato e applicato a qualsiasi argomento, l’importante non è soltanto la versatilità, sfruttare l’onda del momento ed essere sempre aggiornati su quello che accade intorno a noi, ma è il nostro modo di comunicare che rende un contenuto diverso. Originalità, riconoscibilità e tono usato: perché l’utente deve riconoscere subito che si tratta di un tuo contenuto.

Una cosa è certa: a seconda della piattaforma scelta, sito web o social network, è necessario produrre contenuti ad hoc, che devono essere pianificati in base alla piattaforma stessa e soprattutto per l’utilizzo che un utente potrebbe farne. Non ci sono trucchi o scorciatoie, il segreto – che non è poi così segreto – è quello di ascoltare il proprio pubblico.

Chi si trova a dover pianificare per la prima volta un piano editoriale dovrebbe avere la visione d’insieme delle attività da svolgere, insomma dei contenuti da produrre. Ciò richiede la consapevolezza di quelli che sono gli obiettivi prefissati, il ritorno economico ecc. ecc.

Cosa non far mancare mai al tuo piano editoriale!

Il titolo e il corpo con i relativi contenuti, sempre accompagnati dalle immagini, ma anche video e URL, la piattaforma da usare, con quale cadenza pubblicare, il tone of voice, il formato e tutto quello che si pensi sia utile e pianificabile.

Insomma il contenuto è la forza – Luke usa la forza! – portante che fa girare il mondo digitale. Perché ogni persona nel mondo cerca un contenuto e chi lo ha costruito con un piano editoriale – e un uso strategico e mirato delle keywords – che riesca a posizionarsi su Google e a catturare gli utenti, beh, ha vinto… “tutte cose”.

Un altro passo importante è quello di farsi conoscere, convertire un estraneo in un contatto che familiarizzi con il vostro brand e con i vostri servizi, al quale poter proporre – ancora e ancora https://www.youtube.com/watch?v=T9X8ELa90lk – qualcosa che gli interessi talmente tanto da renderlo un effettivo consumatore.

Ciò è possibile attraverso form di contatto, call to action e landing page. Con il primo strumento l’utente può richiedere maggiori informazioni, ma anche registrarsi per ottenere una risorsa che possa interessargli.

Le call to action invece servono ad invitare l’utente a svolgere delle azioni sul proprio sito, condividere un contenuto sui propri social, iscriversi alla newsletter e tanto altro. Infine le “pagine di atterraggio” servono per veicolare il traffico, così da mostrare uno specifico contenuto che renda partecipe l’utente e spingerlo a compiere un’azione.

 

Ma dove vai se il SEO non lo fai!

L’arte dello storytelling – una comunicazione persuasiva che permette di raccontare una storia stimolando i sensi e coinvolgendo chi la legge – da sola non può bastare. Saper scrivere non ti permette di raggiungere l’utenza che vorresti “catturare”, per questo è necessario lavorare in ottica SEO – Search Engine Optimization – attraverso la quale diventa più semplice essere trovati su Google!

Si tratta di una serie di attività che permettono di posizionare una pagina web il più in alto possibile nella pagina dei risultati di ricerca – detta SERP, Search Engine Result Page – in funzione delle parole chiave che l’utente ha creato.

Tentare, tentare e tempo per progettare.

Quando vuoi raccontare una storia, puoi lasciarti trasportare dall’ispirazione del momento, dal desiderio di condividere certe emozioni, sicuro che il lettore le avrà vissute almeno una volta nella vita, ma Italo Calvino insegna che spesso nello scrivere, “andare a serie” è la soluzione ottimale.

Per chi come me tende a dimenticare quella che potrebbe essere “la frase più bella che abbia mai pensato in vita mia”, raccogliere appunti – su post-it o su app come Keep (https://goo.gl/1VfFrB)  – è sicuramente un salvavita.

 

Quando la scadenza diventa ansia!

Anche se Google Calendar ci ricorda che la consegna si avvicina, mai entrare nel panico! Meglio impiegare un’ora in più nella fase di ideazione e di realizzazione di un contenuto, piuttosto che prendere sotto gamba l’argomento e rischiare di consegnare un lavoro da rifare.

L’infatuazione poi, è da evitare come la peste, mai innamorarsi del proprio prodotto! Le nostre idee ci sembreranno sempre utili/belle/perfette, ma non è così. Non sempre ciò che rende felici noi, rende felici (e soddisfatti) gli altri. L’opinione altrui conta tanto e un contenuto va sempre letto da uno sguardo non coinvolto.

 

Quando le fonti non bastano mai

In rete è possibile trovare tantissime informazioni, spesso simili tra loro, ma non bisogna fermarsi alla prima pagina di risultati, la parola chiave è approfondire

Approfondire non significa di certo trasformarsi nella Treccani, ma cercare di sviscerare quante più curiosità possibili affinché l’utente possa dirsi soddisfatto.

Del resto non bisogna mai dimenticare che ogni contenuto può essere unico, ma questo dipende soltanto da te, il tuo stile è tuo soltanto e può essere la marcia in più che spinge un utente a leggere qualcosa di tuo.